Confermati gli effetti benefici del ricorso al latte d’asina nei bambini allergici a quello bovino: sono in corso di pubblicazione i risultati di un nuovo studio della sezione di Torino dell’Ispa, Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr, che fin dal 2004 studia le caratteristiche di questo alimento. In uno studio condotto su 150 bambini dell’Ospedale infantile Regina Margherita – Sant’Anna di Torino alimentati con latte d’asino in sostituzione di quello di mucca (l’alimento che più di ogni altro determina allergie nei più piccoli), ben il 90 per cento non ha manifestato reazioni allergiche né ha mostrato problemi nella crescita.
Anche dal punto di vista dei valori attestatisi sotto la soglia a causa dell’allergia, questo alimento – più simile al latte materno e dal sapore più gradevole di quello industriale – ha riportato i parametri nutrizionali alla normalità già nel primo mese dalla somministrazione. «Inoltre, di tutti i soggetti che avevano avuto uno choc anafilattico per il latte bovino, nessuno ha manifestato reazioni allergiche gravi dopo aver assunto latte d’asina – precisa Amedeo Conti, associato dell’Ispa-Cnr -. Solo un ristrettissimo numero di bambini ha riportato sintomi lievi». Gli studi sul latte d’asina e sul suo possibile impiego nell’alimentazione di bambini allergici avevano già dato i primi riscontri positivi nel 2004: i ricercatori della sezione di Torino dell’Ispa-Cnr, infatti, ne avevano individuato le caratteristiche principali. La differenza principale con il latte bovino sta nel contenuto di caseina e non di beta-lattoglobulina, proteina ritenuta erroneamente il principale responsabile dell’elevata allergenicità di questo alimento. Ciò che probabilmente rende così ben tollerato il latte d’asina è la sua somiglianza con quello umano, anche nel rapporto calcio-fosforo e nel contenuto proteico totale. Il latte d’asina ha, inoltre, un contenuto di acidi grassi polinsaturi del tutto simile a quello materno ed è molto ricco di lisozima, una proteina caratterizzata da elevata proprietà antibatterica, che protegge il neonato da possibili patologie e rende questo prodotto meno deperibile.
A partire da questo risultato, negli anni successivi la sezione di Torino dell’Ispa-Cnr si è concentrata sugli studi in laboratorio e sull’effettuazione di challenge test per valutare le possibili reazioni di fronte alla somministrazione dei due tipi di latte a bambini affetti di allergia. Una prima risposta è arrivata già nel 2007, con una ricerca pubblicata sulla rivista Pediatric Allergy and Immunology, nella quale sono stati diffusi dati positivi sulla tollerabilità clinica del latte d’asina (82,6 per cento) in bambini affetti da allergia a numerosi alimenti. Ma la ricerca non si ferma e il prossimo obiettivo sarà quello di valutare gli effetti dei trattamenti termici (pastorizzazione): avendo una composizione simile al latte materno, potrebbe infatti essere utilizzato come suo fortificatore.